Giorno dopo giorno, assistiamo ad una mercificazione ed a un utilizzo volatile delle immagini che si moltiplicano in un moto perpetuo, attraverso una modalità social, immersi in ciò che possiamo definire una autogenerante bolla afasica, una zona d’ombra del segnale cognitivo che sfiora i vari stadi della memoria profonda. Il tempo di reazione social è un tempo destinato a spegnersi in attimi frammentati, pronti a ripartire verso nuove e apparenti suggestioni.
La sensazione dell’operatore è di essere sempre al centro del mondo, connesso ad libitum.
L’immagine metafora che mi viene in mente per raffigurare questo stato dell’essere, è quella di un astronauta disperso nello spazio che si allontana verso un destino intangibile, un blu cobalto dell’oblio che inesorabilmente inghiotte qualsivoglia possibilità di reazione.
Questo fenomeno di destrutturazione delle immagini, coinvolge anche la nuova narrazione della Natura, con una osservazione che passa da uno stato di meditazione tecnologica tradizionale, con i tempi lenti dell’era analogica, al passaggio del digitale, ai droni e AI.
Ma la narrazione contemporanea dei luoghi naturali come l’Etna, la nostra grande madre e focus privilegiato della progettualità artistica e scientifica della associazione Basaltika, si fonda e germina sulla riflessione delle possibili azioni concettuali che possono delimitare e quindi evidenziare aspetti più profondi e meno roboanti del territorio vulcanico, ove l’arte e gli artisti possono costruire strutture visivamente solide, resilienti. Capita sovente che immagini nate per una lettura frontale e culturale, vengono poi shakerate e formattate per un utilizzo compresso con musiche di sottofondo e grammatica improbabile, ai fini di una ipotetica e massiva divulgazione; Etna vibra di energia sismica e immediatamente si alzano i droni in volo, e siamo tutti invitati al nostro like.
Etna inesorabile, Etna fragile, spesso colpita da un over tourism che supera la normale e controllata antropizzazione della natura.
Percepisco l’Etna come un luogo collegato al mondo, connesso con la contemporaneità, simbolo di una comunità montana ed internazionale, appetibile ad una narrazione colta e rispettosa, vicina al rapporto tra arte e scienza, tra etica ed estetica; l’etica del bello, del disperato tentativo degli esseri umani di percepire ancora dei modelli di ascensione dello spirito oltre che del corpo, ed estetica dei luoghi che vanno rispettati e tutelati come ogni bene universale. Ho spesso lavorato nel perimetro etneo, immaginando questa immensa presenza come un faro che mettesse in contatto vari luoghi della Sicilia, una sorta di vedetta primordiale che regolasse il traffico immateriale e tangibile di intere comunità. Oggi Etna è un luogo di incontri e di tentativi di ricostruzione e di rigenerazione del pensiero che accoglie un pubblico internazionale, ove risiedono scienziati, artisti, vignaioli, osservatori delle stelle e intellettuali in genere che sfruttano positivamente l’abbrivio che lei ci dona. Ma oltre ad un rispetto materiale di gestione dei luoghi e la preservazione della natura, pretendiamo, forse ingenuamente, una integrità dell’immaginario che l’Etna produce, centellinando le sue visioni; ogni esubero di cronaca provoca l’annullamento del desiderio. Tutte le azioni performative e non, prodotte sul vulcano, effimere per definizione, poiché attivo, dovrebbero sempre avere, oltre ad una azione di attrazione turistica, una forte impronta di formazione e di contenuti, legate alla rigenerazione e alla conservazione del bene per la comunità.
TEATRO BELLINI ACIREALE
Il Teatro Bellini di Acireale. L’arte e gli artisti per statuto etico e concettuale nel corso dei secoli hanno attivato processi virtuosi di amplificazione e rigenerazione di luoghi e strutture; tutto ciò ha prodotto movimenti di idee e mutazioni sociali.
Dagli anni Settanta del secolo scorso, le azioni politiche, da Joseph Beuys a Michelangelo Pistoletto, da Christo a Marina Abramović, da Anselm Kiefer a Ai Weiwei, hanno evidenziato e promosso la potenza dell’arte, rispetto alla realtà sociale.
Nell’epoca della formazione, delle residenze, dell’intenso rapporto tra il capitale e il sistema dell’arte, è sempre più frequente che arte e impresa vadano a braccetto.
È cambiato anche il rapporto tra arte e politica, sempre più individualista, con azioni solitarie, rispetto ai movimenti di massa, vedi Banksy, che affrontano tematiche legate al clima e all’ambiente, utilizzando le città come contesti espositivi di nuove narrazioni, macchie di rivolta, segni ruggenti di disapprovazione degli scenari internazionali.
La Rigenerazione di un luogo e del pensiero che ammanta lo stesso, passa attraverso un complesso processo che unisce una sana politica, una oculata economia e il coinvolgimento di professionisti del pensiero che possano con il loro operato, ricostituire una memoria e un afflato nelle varie Incompiute siciliane che ahimè da anni caratterizzano la nostra martoriata Isola.
Basaltika ci chiede, in uno struggente tentativo di armonizzare varie componenti sociologiche e culturali, di far dialogare l’Etna, il Teatro Vincenzo Bellini e le ragioni della buona politica di una comunità, Acireale.
Acireale che dopo la ricostruzione dal terremoto del 1693, diviene un centro di cultura di riferimento per la nostra isola e non solo, con la creazione di convitti e conventi, tanto da essere definita “città degli studi” e dei saperi. Nel 1870 viene edificato su progetto dell’architetto Carmelo Sciuto Patti il Teatro, motore di cultura e di eguaglianza sociale, sino ad arrivare agli inizi degli anni Cinquanta, distrutto da un incendio probabilmente doloso nel 1952. Dopo varie alternanze politiche e varie vicissitudini, oggi il desiderio di un riscatto definitivo di restituzione e rigenerazione.
Una incompiuta siciliana, un teatro dedicato a Vincenzo Bellini, chiede ossigeno e concretezza, pronto ad accogliere, facendosi forza della sua apparente precarietà, idee, opere, slanci culturali che possano essere di monito per le future generazioni, in un contesto architettonico generale di livello internazionale. L’incompiutezza della struttura, come in un teatro bellico, vuole diventare lo scenario della rinascita, un rivoltare l’energia per creare nuove opportunità.
L’Etna magmatica, Etna madre che dispensa bellezza e suggestione con le sue performances dei luoghi e ferite mortali, Etna con il suo fuoco perenne.
Può l’arte favorire questo processo virtuoso di rigenerazione? Noi pensiamo di sì. Ci piace sognare da svegli e ipotizzare che l’incontro osmotico tra due ferite aperte, quella perenne dell’Etna e l’incompiuta del Bellini, possano fare sgorgare linfa nuova e vitale. A Vincenzo Bellini, morto nel 1835 a soli 34 anni, tra i vari riconoscimenti, è stato dedicato un asteroide, Asteroide 18509 Bellini; un riconoscimento legato allo spazio cosmico, fluttuante, un monito dall’alto, oltre lo sguardo. Ma le imprese presuppongono azioni concrete, attivate da esseri umani speciali, e quindi alcuni talentuosi e professionali artisti, hanno aperto la porta del Teatro, ipotizzando un progetto visivo nel Foyer Galleria, Overture, che introduca un viaggio all’interno del teatro.
Carmelo Nicosia per Basaltika 08/24
© Diritti riservati e utilizzo autorizzato dall’autore
“Ciò che la fotografia riproduce all’infinito ha luogo una volta sola”.
Roland Barthes